1) Oggigiorno nelle mani del fotografo di professione è sostanzialmente rimasto un unico genere, il matrimonio, unitamente a qualche prima comunione e cresima. Vuoi per la consapevolezza che egli ha di potersi sostentare solo attraverso le foto di nozze, genere che tende dunque ad arricchire e innovare continuamente, vuoi perché la clientela, nella grande maggioranza dei casi, vede nel ritrattista professionista, con vistose macchine fotografiche e telecamere al seguito, con droni svolazzanti, con congruo numero di assistenti una caleidoscopica e appariscente rappresentazione nella rappresentazione e soprattutto un irrinunciabile status symbol, questo genere ha davanti a sé, secondo noi, un solido futuro. L’immagine digitale, sia in fase di produzione che in quella di postproduzione ha inoltre moltiplicato ad libitum i modi di raffigurare il fatidico giorno. Se l’album è il custode ultimo del servizio matrimoniale, le foto che custodisce tendono ad appannare la dimensione religiosa e sacrale del rito esaltandone invece la festosità con le sue inscenate manifestazioni di levità e allegria. Qui vediamo, con la complicità di programmi di fotoritocco sempre più dilaganti nella foto matrimoniale, V. e G., di Napoli, che esordiscono nell’album del giorno delle nozze incorniciati da un nobilitante cartiglio. La posa è manifestamente disinvolta.
2) Torta e doni ricevuti dai testimoni in un due foto che stilisticamente appaiono a metà tra passato e presente: le pose assunte ancora da V. e G. sono «classiche», relativamente rigide e con i soggetti posti frontalmente rispetto all’obiettivo. A movimentare il quadro non sono neppure gli sfondi ma degli spessi filetti aggiunti mediante il fotoritocco digitale che contornano i soggetti cercando di evidenziarli attraverso accentuate coloriture di quanto compare all’interno di suddette cornici.
3) L’irruzione del digitale, ben più evidente in termini di voluta resa estetica, ma al contempo il vistoso diffondersi di modelli figurativi che oscillano tra pittorialismo d’antan rivisto e corretto e ambientazioni da studio televisivo, si riscontrano nell’album di S. e F. convolati a nozze a Napoli. Le disponibilità economiche delle famiglie e, al contempo, le capacità espressive e tecniche dello studio fotografico che ha realizzato il photoreportage, si riverberano nettamente nelle immagini, nei modi con cui sono variamente composte, nei fotomontaggi, nei viraggi. Un numero molto significativo di scatti celebra la venustà della sposa che volentieri entra nella parte tra specchiere, caminetti, pareti damascate nei prevalenti toni cilestrini e rosati.
4) Una doppia pagina dell’album dedicata alla sposa dove si gioca sulla sua immagine frontale e di spalle, nonché replicata dallo specchio in un rimando di sguardi le cui differenti direzioni danno movimento alla composizione. Il fotografo insiste nel sottolineare l’avvenenza della giovane.
5) Il modo in cui si presenta F. è debitamente mascolino: gioca a fare il simpatico guascone, spavaldo e sicuro di sé, mai rinunciando a un sorriso accentuato.
6) Se nelle odierne foto di matrimonio sorrisi, ammiccamenti e posture volutamente molto disinvolti sono la prassi, F. decide pure di trasmettere un’immagine di sé più pensosa e riflessiva affidandosi a due scatti a mezzobusto che conquistano buona parte dello spazio disponibile in questa doppia pagina dell’album.
7) La celebrazione del matrimonio in chiesa, vede scemare la sua aura mistica e la sacrale gravità consona alla funzione liturgica. Gli sposi si aprono in smaglianti sorrisi e le pose sono informali, quasi scomposte; anche i testimoni non sono da meno. L’accompagnamento musicale è nobilitato dalla presenza vistosa di un’arpa, strumento non proprio consueto in tali occasioni. Nel complesso il numero delle fotografie deputate a documentare la cerimonia, un tempo pezzo forte e irrinunciabile del servizio e quindi dell’album, si va riducendo in modo sensibile, per lasciare spazio alla rutilante festa, al suntuoso banchetto che attende i convenuti.
8) Altra consuetudine antica era quella del ritratto degli sposi assieme ai convitati assisi ai tavoli durante le libagioni: tale foto sanciva la partecipazione, distinguendo gli astanti in ragione della loro collocazione a questo o quel desco suggerita da relazioni parentali e amicali con gli sposi. Negli album di un tempo, ogni pagina ospitava una e una sola foto di ogni tavolo. Tutti gli invitati si vedevano «democraticamente» rappresentati allo stesso modo con gli sposi che si disponevano dietro parenti e amici seduti. Oggi le cose cambiano: il protagonismo e la centralità della coppia erode sensibilmente lo spazio attribuito alle foto in giro tra i tavoli. Basta una sola doppia pagina dell’album a condensare in formati assai ridotti le foto di tutti gli invitati che peraltro non appaiono più compostamente a sedere, ma dinamicamente impegnati a salutare, abbracciarsi, ballare, formando gruppetti informali che sorridono all’operatore.
9) Tempo libero, vacanze estive al mare, feste sono tutte occasioni deputate all’apparire, ieri come oggi, opportunamente documentate dalla foto. Non c’è più bisogno di chi ci riprenda: a ritrarci, grazie a flessibilità e facilità di impiego dei cellulari, siamo noi stessi. Allo scatto segue, con opportune applicazioni oramai diffusissime, la correzione di inquadratura, tonalità, contrasto, l’aggiunta di commenti e didascalie. Siamo dunque messi nella condizione di gestire l’intero processo che definisce la rappresentazione, attentamente ragionata e controllata, che di noi vogliamo dare. Al volto subentra il corpo: il suo conformarsi ai dettami di una palestrata estetica è viatico imprescindibile per sentirsi parte di una comunità di coetanei che fa della bellezza esibita un criterio di selezione e accettazione dei pari. Molte sono le foto di un genere oramai consolidatosi che vede la ragazza stesa al sole attenta a inquadrare il proprio seno, il pube e le belle e abbronzate gambe.
10) Ventre piatto, piercing, monte di Venere suggerito dalla mutandina del costume e cosce bronzee: questa è l’immagine che deve passare, il volto non conta, non è indispensabile.
11) La foto, secondo inveterate costumanze, entrava in scena per ratificare un amore appena sbocciato od oramai consolidatosi e celebrato con il fidanzamento. Il fotografo del passato, quando l’unione era ancora tenuta segreta dalla coppia, ritraeva spesso a mezzo busto il ragazzo e separatamente, magari a distanza di qualche giorno, la ragazza. Un comune amico compiacente passava presso lo studio a ritirare i due ritratti che i due giovani si scambiavano; talora il fotografo realizzava un fotomontaggio unendo i volti dei due ragazzi, uno teneramente accanto all’altro. Oggi a fare codeste foto siamo noi. Qui una ragazza che, con un pizzico di sensualità si annuncia non tanto mettendoci la faccia ma ostentando il proprio seno, sottolinea la passione e l’amore sbocciato nel corso dell’estate con un breve e struggente messaggio.
12) L’ostentazione dello scollo e di labbra carnose sottolineate dal rossetto compongono ritratti semplicemente narcisistici in cui le ragazze si annunciano sul web, sui loro profili social, «parlando» attraverso le parti ritenute migliori del loro corpo. Non sono ovviamente scevri da codesta ritrattistica i ragazzi che puntano su tartarughe, bicipiti e pettorali, su petti glabri e lucidi.