Identità migranti
La festa di Santacruzan a Napoli

Santacruzan è una festa che rinvia alla vicenda in parte leggendaria, in parte storica, del ritrovamento della croce sacra su cui Gesù morì, ad opera della madre del primo imperatore cristiano Costantino il Grande (306-337 D.C.), la Regina Elena. Tale festività, celebrata nel mese di maggio combina la devozione per la croce sacra (del dodicesimo secolo), con quella per la Madonna ed è stata introdotta nel paese dai missionari cattolici spagnoli. Questi ultimi, infatti, per facilitare la conversione al cristianesimo delle popolazioni autoctone, crearono una rappresentazione drammatica del ritrovamento della croce, nella forma di una processione.
Questa festività è riproposta, frequentemente, nelle diverse località che ospitano migranti filippini e in passato, è stata organizzata anche a livello nazionale, internazionale ed europeo con la partecipazione di rappresentanti delle diverse comunità locali di emigrati.
A Napoli, una piccola processione, definita “Mini Santacruzan” era organizzata fin dagli anni Ottanta dal gruppo afferente al sindacato cattolico dell’Api-colf. Nel corso degli anni Novanta e nel primo decennio del Duemila, tale evento, è stato riproposto, dalla comunità filippina che si riuniva presso la sede della chiesa del Gesù Nuovo. Le celebrazioni, che si svolgevano in genere l’ultima domenica di maggio, erano in quegli anni particolarmente articolate e per certi versi, folkloristiche. La processione prevedeva, infatti, numerosi personaggi che sfilavano in costume attraversando la piazza del Gesù Nuovo o le vie adiacenti ad essa, nel centro storico della città, attirando l’attenzione di passanti e turisti. Il gruppo associativo che si riuniva presso la chiesa del Gesù Nuovo, tuttavia, in seguito alla morte del prete gesuita Padre Domenico Parrella è stato costretto a cambiare sede e Santacruzan non è più stata riproposta tutti gli anni, come in passato. Più recentemente le modalità organizzative con le quali è realizzata nella città di Napoli, sono mutate considerevolmente.
Tale celebrazione si articola in tre momenti principali: la processione, la messa e l’ “alay sa Birhen” offerta alla Vergine, in lingua tagalog, che si svolge in chiesa.
Nella riproposizione di festività tradizionali in contesto migratorio, come in questo caso, possono esservi molteplici differenze rispetto alle celebrazioni realizzate nel paese di origine, così come numerose possono essere la varianti di anno in anno.
La documentazione fotografica inerente questo evento festivo, inclusa in questa sezione, è tratta in prevalenza, dall’archivio curato, con l’aiuto di Padre Sebastiano Esposito, da Padre Domenico Parrella e fa riferimento al periodo che va dalla metà degli anni Novanta, fino ai primi anni del Duemila. L’analisi delle fotografie raccolte ha consentito una ricostruzione diacronica della festa riproposta a Napoli e al contempo, di approfondirne le dinamiche, le gerarchie e le innumerevoli varianti, negli anni. Queste ultime, come si evince dalle immagini, possono far riferimento, ad esempio, ai personaggi di volta in volta riproposti o al percorso seguito dalla processione e sono indicative del fatto che le festività tradizionali, in contesto migratorio, possono essere rielaborate, risemantizzate in relazione alle esigenze degli immigrati, alle possibilità o agli eventi contingenti. I materiali fotografici riferiti alla celebrazione di Santacruzan sono stati, qui, organizzati in due ulteriori sottosezioni: la prima focalizza l’attenzione sulle dinamiche della processione e sui momenti conclusivi in chiesa, l’altra si sofferma, invece, sui “personaggi” principali.

La processione

Nel corso della processione, analogamente a quanto accade nelle Filippine, giovani nubili vestite di banco o abbigliate nei costumi che rappresentano personaggi biblici, storici e folkloristici sfilano, assieme ai loro accompagnatori che indossano, in genere, il tradizionale “barong tagalog” (si rinvia, per approfondimenti, alla sezione “La riproposizione di danze e costumi tradizionali”). In coda, gli altri partecipanti, cantano portando fra e mani una candela o dei fiori [Greco 2004].
Negli eventi qui rappresentati, al termine del percorso, come si evince dalle fotografie, il corteo si recava nella sala San Francesco de Geronimo della Chiesa del Gesù Nuovo di Napoli, ove era celebrata una funzione religiosa, officiata in genere, in lingua inglese, da Padre Domenico Parrella. Questa era seguita da un altro momento solenne, quello dell’offerta alla Madonna, “alay sa Birhen”, nel corso del quale le giovani vestite di bianco deponevano sull’altare dei fiori e una candela, seguite, poi, dai bambini e dalle ragazze che rappresentavano i personaggi previsti dalla tradizione. Queste ultime deponevano ai piedi dell’altare i simboli che portavano fra le mani. Il momento conclusivo del rituale, accompagnato da canti e applausi, era rappresentato dall’offerta alla Vergine da parte della Regina Elena, della croce che aveva fra le mani. Sono numerose le varianti riscontrate di anno in anno, che emergono analizzando la vasta documentazione fotografica, parzialmente ricompresa in questa sezione, inerente la processione. Possono essere rappresentati, alle volte, finanche personaggi che non rientrano nella tradizionale simbologia prevista dalla celebrazione, la cui presenza evidenzia, in ogni caso, come questa festività possa essere rielaborata nel contesto migratorio.