Stigma raziale, approccio antropometrico e fotografia
A partire dall’Ottocento l’interesse per le peculiarità somatiche e fisiche dei popoli russi si sostanzia in raccolte osteologiche e craniologiche. Nascerà da qui un’antropologia fisica che seguirà a sua volta due strade. Per un verso, con i supporti dell’indagine archeologica, si tenterà di sondare i caratteri esteriori dei popoli primitivi della Russia. Per l’altro inevitabile sarà il tentativo di confrontare tali osservazioni con quelle derivanti dall’analisi dell’aspetto fisico dei popoli attuali. Sia che si lavorasse a favore di una tassonomia razziale su base inizialmente fisica, somatica e craniologica, sia che si fosse alla ricerca di peculiarità più squisitamente culturali da attribuire ora a questo ora a quel popolo della Russia, la nascente antropologia russa, a causa di una mole di dati sempre maggiore, avvertì il problema di una metodologia di indagine che coordinasse le attività di prelievo sul terreno come pure le susseguenti procedure di comparazione e catalogazione. Furono realizzate in seguito delle mappe che visualizzavano la distribuzione di tratti fisici quali il colore della pelle, dei capelli, degli occhi, l’altezza, le proporzioni del corpo, le forme della testa, finanche le patologie. Indispensabile è in questa prospettiva il ricorso esteso alla fotografia; il ritratto fronte profilo è il genere maggiormente frequentato, talora più attento agli aspetti squisitamente fisici, talaltra a costumi e mestieri che i soggetti rendono palesi con gli abiti che indossano e con gli strumenti che maneggiano.