Valorizzazione delle manifatture artigianali e artistiche
Nella seconda metà dell’Ottocento assistiamo al tentativo a lungo cullato, poi progettato, quindi messo concretamente in essere di offrire alla disciplina, alla sua dimensione più “materica”, oggettuale, una ribalta sì scientifica ma soprattutto divulgativa, affidando ad essa il compito di raccontare la Russia ai russi in una cornice del tutto spettacolare e celebrativa quantunque, nelle intenzioni degli allestitori, scientificamente validata. L’antropologia e con essa l’etnografia a cui si deve il compito prioritario di raccogliere, catalogare, selezionare e riproporre i manufatti a più forte vocazione “espositiva”, grazie agli esiti di viaggi, esplorazioni e ricerche che intersecano pure i campi del folklore, dell’archeologia, della paletnologia, si aprono al grande pubblico attraverso due grandi momenti espositivi ai quali qui di seguito riserveremo specifici spazi, la Mostra Etnografica Panrussa del 1867 e la Mostra Antropologica del 1879. L’antropologia si assume in queste due mostre il compito prioritario di dare un volto alle molteplici etnie russe, di dare loro letteralmente e materialmente un volto mediante l’esibizione di calchi facciali in gesso dipinti, attraverso l’allestimento di diorami a grandezza naturale nei quali vengono collocati manichini di notevole realismo, variamente atteggiati in relazione all’azione mimata, lavorativa, venatoria, congruentemente vestiti con gli abiti della loro tradizione, con facce le cui peculiarità somatiche sono “garantite”, a monte, dalle rilevazioni antropometriche effettuate sul terreno.
Gli oggetti particolarmente ammirati sono icone, ornamenti in oro e pietre preziose, tappeti e tessuti, pellicce, ceramiche e statue lignee in cui l’artigianato artistico russo eccelle. Anche l’arte non necessariamente di estrazione popolare è ben rappresentata, soprattutto la pittura. Nel 1851 al Crystal Palace di Londra nella sezione russa trionfano, manufatti in argento e rame, collezioni di diamanti e di altre preziose pietre. I Demidov, una dinastia di imprenditori attiva a San Pietroburgo, esibiscono vasi, tavoli e sedie il cui valore intrinseco risiede nei pregevoli ornamenti in malachite, minerale con il quale è anche realizzata una porta di grandi dimensioni. In diversi occasioni espositive tra i manufatti frutto di un artigianato indubbiamente sapiente, riscuotono notevole successo tessuti lavorati in seta e pelle, in modo particolare dei delicati scialli realizzati con la lana di una capra originaria di Orenburg. Alla fantasmagorica esposizione parigina del 1900 si calcola la presenza di circa seimila oggetti provenienti in parte da musei dell’artigianato presenti a San Pietroburgo e Mosca e da collezionisti privati. La parte del leone la fanno però gli artigiani medesimi, diversi dei quali presenti all’esposizione, che mettono in mostra ben quattromila manufatti. Le mostre russe riscuotono simpatia per le atmosfere da paese dei balocchi ricreate dalla natura dei medesimi oggetti, fatti a mano, policromi, di uso comune, domestico, popolari. La rutilante strategia ad abundantiam determina la piacevole sensazione di essere in un affollato mercato tutto da scoprire, evitando il rischio di una visita noiosa a cui si espongono invece i paludati, algidi, asettici allestimenti di certuni sussiegosi musei.